UN Can fu già, che mai quando piovea
Fuor non usciva de l’albergo usato
Per gran timor, che di bagnarsi havea.
Onde da un altro Can, ch’era già stato
Nel comun tetto a lui compagno antico,
De la cagione un dì fu domandato.
Ei, che de’ suoi pensier solea l’amico
Consapevole far, se sei bramoso
(Disse) de la cagione, hor te la dico.
Andando un giorno per la via pensoso
Adosso mi cadde, cred’io dal cielo,
Un sì fervente humor, e a me noioso,
Che quasi un terzo mi levò del pelo :
E questo m’è un ricordo tanto amaro,
Ch’a dirti il vero ancor me ne querelo.
Per questo accorto a le mie spese imparo
Fuggir così de l’acqua ogni periglio :
Né fuori uscir, se non è ’l ciel ben chiaro.
Tal di viver sicur partito piglio :
Che per fuggirmi quel martir fatale
Patir cotal disagio hor mi consiglio.
Così la prova d’un passato male
Render suol l’huomo di temenza pieno,
Per non cader di novo a sorte tale,
Di quello ancor, che dee temersi meno.
Il vero mal fa l’huom timido al falso.